Bello. E' stato uno spettacolo che è valso tutto il biglietto e anche qualcosa di più, rispetto a quello che si vede in giro sulla commedia, tralasciando i classici per i quali nutriamo forti riserve. La spallata è ossigeno puro che arriva dalla grande stanza di un piccolo teatro dietro Trastevere. Bella la storia, ambientata tra le quattro mura di una famiglia romana degli anni '60 con i suoi sogni, le debolezze e le speranze di sbarcare il lunario nell'Italia del boom economico. Lo fanno mettendo su una ditta di pompe funebri che finisce ovviamente male per l'inadeguatezza dei tre cugini seguiti dallo sguardo severo e bacchettone di due mamme vedove e sorelle, che pregano in chiesa e in casa sul ravvedimento dei figli e per l'aiuto del solito parroco che ha il potere di sistemare i maschi di casa. Una sorella, infine, l'ultima della famiglia forzatamente allargata degli anni '60 (l'unione fa la forza soprattutto a tavola),sarta in casa aiutata dalla zia ma che sogna il mondo del cinema. Anche lei reduce dell'ennesima illusione/delusione. Lo spettacolo, recitato in romanesco, fotografa perfettamente lo spirito di quell'Italia. Bravi gli attori tutti, indistintamente. Questa volta facciamo davvero fatica a stabilire chi più chi meno. Ve lo straconsigliamo.
Rita e Fabio
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